San Lazzaro di Savena, Bologna.
"Billy, vorrei tanto scriverti una bella lettera ma con quali parole potrei mai esprimere il mio amore per te e far capire a tutti quanto eri meraviglioso?
Sei stato gettato via dopo diciassette anni, in campagna, solo e disorientato; quel qualcuno ti reputava senza valore, ma per me sei divenuto subito un bene preziosissimo, il fulcro delle mie giornate, il mio piccolo e buffo motivo d'orgoglio. Ricordo la prima volta che ti presi in braccio... eri inerte, a parte un tremito che ti scuoteva tutto, forse per la paura, forse per la neve che lambiva il tuo box. Tre settimane di canile, la dedizione dei gestori che ti avevano tenuto in vita nonostante rifiutassi il cibo, poi l'appello di una volontaria rimbalzato in rete: ecco cosa mi ha condotto da te a Savigno il 13 febbraio 2010, per ridarti una famiglia, una ragione d'esistere, la dignità. Ti portai nella mia casa piccina piccina, due stanze soltanto che però a te sono parse una reggia; quasi cieco, sordo, stortarello, ti orientavi benissimo tra cucina e camera da letto, tra le tue ciotole e i cuscini... quei cuscini che adoravi prendere a testate e che amavo regalarti, uno dopo l'altro. Ti ho viziato in tutti i modi possibili, per te ho comprato il primo condizionatore della mia vita, per te che disdegnavi di sporcare fuori ho riempito la casa di pannolini.
Avevamo temuto di perderti subito per via della filaria e invece no, tu eri più forte di qualsiasi cosa, un soldatino buffo e coraggioso che non si dava mai per vinto, che si intestardiva a fare tutto da solo, sempre. Che col cipiglio pretendeva il suo adorato snack al rientro dalla passeggiata.
Dio, con che occhi guarderò le tue aiuole, i tuoi marciapiedi, la tua pista ciclabile? Appena due giorni fa ti ci avevo portato, anche se c'era brutto tempo e tu eri tanto stanco... Un male senza scampo stava devastando la tua testolina bellissima; fino a ottobre non avevi mai avuto neanche un raffreddore, poi sono cominciate all'improvviso le convulsioni, le emicranie, le zampine che non ti sorreggevano più. Stavamo vincendo anche questa battaglia, tu la stavi vincendo piccolo mio: con fierezza e determinazione ti sei ripreso la tua vita per un paio di settimane, ed è stato incredibile. Incredibile, tesoro mio. Poi, giacché tutte le cose belle devono pur terminare, è stato troppo anche per te. Io e la tua "dada" Antonella abbiamo tentato, amore mio, fino alla fine. Abbiamo tentato fino a stanotte, all'ultima disperata dose di medicinali delle undici e mezza, all'ultima faticosissima camminata, appoggiato a me, fino alle tue ciotole in cucina. Quattro ore dopo urlavi la tua rabbia, per l'ennesima volta, contro la malattia che ti teneva inchiodato al suolo. E urlavi, e urlavi... sempre più disperato e fiero, sempre più stanco.
Alle quattro e un quarto del mattino ti sei addormentato per sempre fra le mie braccia. Non nella tua casetta piccina, come avrei voluto, ma avvolto nella tua coperta preferita, quella con l'odore di famiglia. E' stata la decisione più dolorosa della mia vita, Billy. Non potevo restituirti le zampe, tesoro mio, ma potevo aiutarti a spiegare le ali.
Non ho salvato la tua vita, ma in questi 285 incredibili giorni io e te ci siamo salvati a vicenda in tutti gli altri modi possibili. Nostro Signore ha compiuto un miracolo ben più grande della tua guarigione: quello di farci incontrare e di concederci un così bel tempo insieme.
Ciao, orecchie morbidose. Ciao, cane monello. Col nuovo anno un altro vecchino o vecchina verrà a stare da noi, e prenderà rispettosamente in prestito la tua casa e le tue cose. So che non ti dispiacerà perché sei sempre stato un cane tanto tanto tanto buono. Concedici da lassù di donare a lui o a lei anche solo un centesimo dell'amore che abbiamo riversato su di te finora.
Aspettaci, ovunque tu sia, e quel giorno corrici incontro veloce come il vento. Sarà bellissimo."
Con tutta l'anima
la tua amica Barbara
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